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Articolo di Franca Zambonin in Famiglia Cristiana n. 6 del 8/2/2004

SALVATE I “FIORELLINI” DALLA PROSTITUZIONE

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Il coraggio di una cambogiana, che salva piccole vittime com’era stata anche lei. A sfruttare la prostituzione infantile è un mondo sempre più ricco di soldi e senza valori. La preghiera di Somaly, buddhista: «Affido al Dio unico la protezione dei bambini».

Questa bella signora dagli occhi lucenti è reduce dall’inferno. Adesso si dedica a riscattare altre vittime dalla schiavitù in cui era finita anche lei. Somaly Mam è nata e vive in Cambogia, ha 33 anni, è sposata con il medico francese Pierre Legros, hanno due figli, un maschio e una femmina. L’anno scorso è venuta in Italia, ha parlato poco di sé per non riaprire vecchie piaghe, e molto di quello che fa con l’aiuto del marito, suo braccio destro.

Somaly era orfana e a 14 anni venne “accolta” da un individuo che si spacciò per suo nonno e poi la vendette a un bordello. Uno di quei bordelli cambogiani foraggiati dal turismo sessuale, che ci sembrano tanto lontani e invece sono vicini al nostro mondo sempre più ricco in denari e miserabile in decenza. Almeno un terzo delle prostitute in Cambogia sono minorenni. Le chiamano con triste metafora “fiorellini”, le ammansiscono con le botte e le droghe, le sfruttano fin quando non crollano di dolore, molte di Aids.

La polizia, le autorità, perfino i tribunali tollerano questa vergogna. Per corruzione e perché la valuta straniera fa comodo in un Paese spianato dalla fame, che non si è ancora riavuto dal sanguinario regime dei khmer rossi di Pol Pot. «Prostituzione e traffico di minori sono una multinazionale del sesso, un affare da milioni di dollari», hanno detto Somaly e Pierre in un’intervista pubblicata nel numero di gennaio da Mondo e Missione, la rivista del Pime.

Quando, a diciott’anni, Somaly riuscì a fuggire dall’inferno, seppe che le sue ferite potevano diventare fonte di forza. Nel 1989 ha cominciato a occuparsi delle piccole schiave, prima da sola, poi con il marito Pierre. Nel 1997 hanno fondato insieme l’associazione “Afesip”, che vuol dire Azione per le donne in situazione precaria. È una Ong, Organizzazione non governativa, finanziata da enti internazionali e da donazioni di privati. Da noi è sostenuta da Ecpat-Italia (vicolo Scavolino 61 – 00187 Roma, telefono 06/69.38.04.06), che fa parte di una rete diffusa in 60 Paesi per combattere la prostituzione e la pornografia infantili e il traffico di minori.

L’”Afesip” ha tre centri di accoglienza e di recupero, il primo a Phnom Penh, un altro a 60 chilometri dalla capitale e il terzo vicino ai celebri templi di Angkor. Somaly ha raccontato a Erika News, la rivista dell’associazione “Erika” (è un’altra che sostiene il suo impegno: via Spino 15 – 35010 San Giorgio in Bosco, Pd, tel. 049/94.50.755), come funzionano i centri. Le ragazze imparano a leggere e scrivere, seguono corsi da cuoca, parrucchiera e sarta per trovare poi un lavoro. Con l’aiuto di psicologi, ricostruiscono la stima di sé annichilita dai traumi. Uno dei metodi è il “Gioco delle parti”, nel quale interpretano a turno i loschi figuri della loro vita, come la tenutaria del bordello, il cliente, il pappone. La più piccola del centro di Phnom Penh ha 7 anni e un disperato bisogno di aiuto. La più grande ne ha 18, si chiama Kong Bea, ha vinto la dipendenza dalle droghe ed è lei ora ad aiutare le compagne.

Il lavoro di Somaly è rischioso. Per qualche mese, dopo le minacce del racket, si è rifugiata con i figli in Laos. Ma adesso la difende una scorta, oltre al prestigio che si è guadagnata dopo i diversi premi internazionali (in Italia ha ricevuto l’anno scorso la “Mimosa d’oro”). Dice Somaly, che è di formazione buddhista: «Credo in un Dio unico, e affido alla sua protezione i bambini che non riuscirò mai a raggiungere».

Franca Zambonini

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