Un secolo di vocazioni religiose a San Giorgio in Bosco
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17 Agosto 2015
Quest’opera viene edita a cura dell’Associazione Erika Onlus, quale umile omaggio ai numerosi religiosi che nell’arco di oltre un secolo hanno testimoniato i valori di un’intera Comunità e hanno dedicato la loro vita all’amore di Dio e del prossimo.
Una copia verrà inviata in omaggio alle varie Congregazioni che hanno accolto e formato i religiosi, per poi accompagnarli nella loro missione, in Italia e in tanti Paesi del mondo.
L’opera, frutto di una lunga e affascinante ricerca dell’autore, sarà a disposizione di chiunque voglia entrare in questo mondo, che presenta aspetti storici, religiosi, morali e sociali estremamente interessanti.
Le offerte raccolte con la distribuzione dell’opera, per volontà dell’autore, verranno destinati alla Scuola Materna S.Pio X° di San Giorgio in Bosco.
Il Presidente
Isidoro Rossetto
E’ stata una vera sorpresa per un piccolo paese come il nostro riscoprire oltre 200, fra Sacerdoti, Suore, Missionari e Missionarie delle 4 Parrocchie, con l’aiuto della memoria delle nostre famiglie e dei data center delle varie Congregazioni religiose. Un settore non secondario di Emigrazione, che non ha cercato la fortuna all’estero, ma che ha portato, in Italia e nei vari angoli del mondo, il dono di se stessi. Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato a mettere insieme queste storie di vita, scusandomi se ho dimenticato qualcuno.
Ho lavorato a questa ricerca con l’intenzione di dare voce a chi non ha avuto voce, a coloro che hanno donato la loro vita agli altri in silenzio, accumulando non ricchezza terrene, ma spirituali.
Loro hanno scelto, come Maria, la parte migliore, hanno gettato la rete.
La ricerca dei religiosi del Comune di San Giorgio in Bosco, in parte della Diocesi di Vicenza (Parrocchie di San Giorgio, Lobia e Paviola) e Sant’Anna Morosina della Diocesi di Padova, vuole non solo analizzare, ricordare e apprezzare la fede e la religiosità del nostro Paese, ormai secolarizzato, ma essere da stimolo di altre vocazioni in occasione del 2015, Anno che Papa Francesco ha dedicato alla vita consacrata.
Il problema numerico delle vocazioni esiste, basta scorrere il libro per leggervi la sproporzione fra i religiosi della fine dell’800 e fino alla metà del ‘900 e quelli attuali. I superstiti sono quasi tutti in età avanzata e gli Istituti religiosi per i novizi sono stati trasformati in ricoveri. Le proiezioni statistiche mostrano l’inesorabile declino di molti storici Istituti. Ma il richiamo di Papa Francesco a religiosi che siano “uomini e donne capaci si svegliare il mondo”, di fare come Enea che dopo l’incendio di Troia”si carica la sua storia sulle spalle e si mette in cammino alla ricerca del futuro”, invita ad esplorare ed “illuminare il futuro”. Il Papa esorta “Usciamo quindi dalle nostre case, dalle nostre chiese, per andare sulle strade del mondo, fatte di incontri ed anche di scontri, di ricchezze e di povertà, di soste e ripartenze, di incidenti e strade in salita: Gesù, navigatore della vita, ci darà le giuste indicazioni”. L’effetto Francesco si sente anche sulla nuova, ancora timida, fioritura vocazionale italiana.
Leopoldo Marcolongo
“UN SECOLO DI VOCAZIONI RELIGIOSE A SAN GIORGIO IN BOSCO”
Un grande albero e il piccolo seme “LA PRESENTAZIONE DI DON LODOVICO FURIAN”
Sono lieto di poter esprimere, attraverso queste righe, il grazie del nostro Vescovo Beniamino per chi ha pensato e curato con amore questo libro; lieto anch’io di cantare la riconoscenza al Signore per tutto il bene che in queste pagine è raccontato, frutto, questo bene, delle risposte generose alla chiamata del Maestro, risposte che sono anche il raccolto maturo della fede, della carità, della vita buona di intere comunità cristiane lungo gli anni e i decenni. Lo stesso, che vi scrivo, ne sono parte in causa,come un piccolo, umile arbusto cresciuto sulle rive del Brenta, tra i rintocchi delle campane di Carturo e di Lobia, un arbusto trasportato poi altrove da un soffio di Spirito Santo.
Vi dico questo perché, osservando a distanza il filo sottile che lega gli avvenimenti della vita, comprendo appieno che Lui, soltanto Lui, ha condotto avanti gli eventi di ogni storia, piccola o grande che sia,nonostante tutto, nonostante le fragilità e le inadempienze della nostra persona. Giunti a sera, ci invita a dire Gesù:“Siamo servi inutili; abbiamo fatto quanto dovevamo fare”(Luca17,10). Le storie e le avventure, che qui si raccontano, hanno tutta via un fascino ed una luminosità speciali, per il loro profumo di terra, della nostra terra, per la naturalezza, semplice e schietta con cui esse ci scorrono davanti, come i grani di un rosario…e non ti fermi, fino all’ultima pagina.
Se ci fosse dato di accendere d’un colpo tutti i punti della crosta terrestre dove preti, religiosi e suore, partiti in questi cento anni da San Giorgio in Bosco, hanno lavorato, annunciato il Regno,distribuito il pane e d il vestito, il mondo ci apparirebbe per davvero più luminoso, come avvolto e abbracciato da una rete di bene, una rete i cui nodi sono i nostri preti, frati e suore sangiorgesi.
Come altri scrivono in queste pagine, salta agli occhi, pungente come una spina, la differenza tra l’abbondanza di vocazioni di quegli anni ormai lontani e la carestia dei nostri giorni. I miei trentasette anni di lavoro in Seminario hanno visto, a volte con le lacrime agli occhi, tutta la parabola di dimezzamenti di decennio in decennio fino al piccolo manipolo attuale di giovani seminaristi.
Lo sappiamo, è cambiato il mondo in questi quarant’anni nella società, nella cultura, nella religiosità… Soltanto che mettiamo insieme due fatti, il calo a picco delle nascite e la drastica diminuzione della frequenza domenicale, e facciamo due conti, ne abbiamo quanto basta per capire che quei quattro preti novelli, guadagnati a denti stretti ogni anno per il crisma della consacrazione, sono un prodigio dello Spirito Santo che soffia, che continua a soffiare ancora. Voglio dire che noi non dobbiamo cessare di sperare e di spendere ogni energia per suscitare e sostenere risposte vocazionali generose, partendo tutta via da lontano, dal profondo nel tessuto della comunità cristiana e civile, tutti insieme e coinvolti, operosi in prima linea.
Forse oggi la crisi è particolarmente profonda e generale; ma tratti di carestia sono capitati ancora nella storia della Chiesa, altre volte abbiamo dovuto sostare davanti ai piccoli numeri. Anzi, siamo partiti proprio così, da poveracci, soltanto in dodici, nient’altro che dodici pescatori sguarniti e d indifesi, nella bisaccia unicamente la forza della Parola e della testimonianza: il Maestro nel cuore, perseguitati e gioiosi, affascinati dentro.
Noi stiamo vivendo oggi la stagione del seme, non più la stagione dell’albero grande nel mezzo del giardino colmo di frutti; quella del piccolo seme tuttavia è pur sempre una stagione evangelica. A noi compete seminare senza posa e rassegnazione, credendo alla forza del seme, credendo alle sorprese di Dio.
È che ci siamo abituati, ma non vi pare una sorpresa, dopo i giorni bui del seme sepolto sotto terra, quella spiga dorata che vi canta tra le mani? Così è stata anche la Pasqua; chi l’avrebbe mai detto che, dopo quel Venerdì sul Calvario della croce, il Maestro sarebbe ritornato vivo e luminoso a tavola con noi?Don Lodovico Furian
Don Lodovico Furian
Vicario Generale della Diocesi di Vicenza