Storie per dormire
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9 Ottobre 2013
Presentazione
– Ad Andrea, il papà che con la collaborazione dei suoi tre figli «unici» ha inventato queste magnifiche storie, sembrava di non avere fantasia. Lette e rilette le sue storie rivelano invece una fantasia che percorre delicatamente strade inconsuete, e possono essere ascoltate con molto interesse dai bambini e magari da un adulto curioso che si faccia accompagnare da loro nel rivisitare qualche lato della sua esperienza infantile.
Mi sentivo anch’io come Andrea; poi, da ragazzo, una persona cui sarò grato finché vivo mi fece capire che avrei potuto mettere qualcosa di mio anche nella semplice descrizione di un oggetto. È così, davvero, che il mondo diviene il nostro mondo, attraverso qualcosa di nostro che può trasformare anche il nero vuoto in uno spazio dove si può perdersi, con una certa fiducia di ritrovare la strada, e intanto imbattersi in colori, odori, sapori, emozioni, voci e storie sorprendenti.
Come vedrete, in alcune di queste storie c’è una cooperazione dichiarata (in altre è più nascosta, ma si sente) tra i membri di una coppia: il sole e la luna, il sole e la nube… Senza questa cooperazione il racconto non nascerebbe così vivo e così bello. I genitori lo sanno e i bambini lo sentono: se un papà o una mamma inventa qualcosa di buono (un racconto, uno scherzo, una musica, una torta) è anche perché l’altro lo ama, e dà vita con lui/lei a qualcosa che assomiglia alla «serra con due costruzioni» della poesiola finale. Infine, la fantasia dei papà (e delle mamme) che come Andrea sono capaci di inventare storie come queste – croccanti, profumate e sapide – si appoggia ad una grande e ingenua curiosità, ad una capacità di ascolto in tutte le direzioni. Poi, qualcosa dà una rimescolatina e, al momento giusto, ecco la storia… per dormire e per sognare, anche ad occhi aperti. Penso che Anna, la figlia che tanto manca, sarebbe felice di questo libretto, dove c’è anche qualche disegno suo che fa capolino e ce la ricorda bambina vivace e creativa. Buona lettura!
Paolo Di Benedetto
Prefazione dell’autore
Ho avuto tre figli unici.
Unici per dote, unici perché nati sette anni uno dall’altro, cresciuti quasi uno per volta.
Tutti, alla sera, hanno voluto racconti per dormire, storie ripetute e differenti.
Mai uno di loro si è addormentato mentre raccontavo una storia, e non tanto, o non solo, per l’interesse della narrazione. Eccitati dalla vita, esprimevano una inerziale fatica a passare dalla veglia al sonno.
Nemmeno io mi sono addormentato, al loro fianco, con la richiesta di una nuova storia. È vero che andava bene – anzi forse meglio – anche un racconto ben noto, ma l’impegno al nuovo mi pungeva.
Le storie dunque non fanno dormire, ma distraggono l’opposizione al sonno e soddisfano reconditi bisogni. È così che ho scoperto la fantasia.
All’inizio pensavo di non averne, mi riusciva impossibile – un nero vuoto senza inizio né fine – dar corso alla fantasia su richiesta.
Ma i figli possono. Così ho iniziato, ad occhi chiusi, partendo da una parola o un’immagine che si affacciava casuale, con l’aiuto partecipe del figlio-utente. Con stupore, la storia prendeva corpo lungo il suo percorso.
La vita, come le fiabe, offre sovente inizi di gioia. La vita impone talvolta, al nostro rigetto, un diverso, spezzato stupore.
Una storia bellissima, «La Storia di Anna», è stata ingiustamente, crudelmente interrotta dall’umano comportamento.
Una minima parte de «La storia di Anna» è in qualche modo racchiusa in queste pagine.
In suo nome le offro all’«Associazione Erika» come speranza e contributo contro le offese subite dalle bambine e dai bambini del mondo.
A. C.